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Sogni nel cassetto (B2)

Leggi l’articolo e ripassa i differenti tipi di periodo ipotetico.


Da circa dieci anni mi dedico all’insegnamento dell’italiano, un lavoro che amo e mi dà molte soddisfazioni. Mi ha sempre affascinato il fatto di poter imparare una nuova lingua, usarla per comunicare ed entrare in contatto con persone appartenenti a culture diverse dalla mia.

Credo che Il fatto che oggi sono io ad aiutare gli altri nell’apprendimento dell’italiano, che li accompagno in questo percorso di scoperta, sia il motivo principale per cui posso affermare di essere felice del lavoro che faccio, l’insegnate appunto.

Ma c’è un “ma”. Ed è proprio di questo che voglio parlare in questo articolo. Conoscete l’espressione “sogni nel cassetto”? Ne avete? Magari ancora custoditi sotto chiave, in parte dimenticati… oppure li avete tirati tutti fuori, realizzandoli e lasciando il cassetto vuoto e disponibile ad altri ben più pratici usi? Lo ammetto, se dovessero fare a me questa domanda, mi sarebbe molto difficile rispondere.

Nel mio tempo libero e, soprattutto, se la mia economia me lo permette, coltivo la passione di immergermi in mare praticando la subacquea. Mettere la testa sotto l’acqua e osservare il paesaggio marino è un richiamo fortissimo, fin da quando ero bambino.

Ricordo perfettamente quando, da piccolo, chiedevo al nostro farmacista di fiducia, in un tripudio di emozione e aspettativa, di farmi vedere la bombola d’ossigeno (ad uso medico ovviamente) che aveva nel retro del suo negozio rimanendo estasiato e sognante nel contemplarla.

Un anno, in occasione di una vacanza estiva sull’isola di Ponza, assillai oltremodo i miei genitori obbligandoli ad accompagnarmi ogni santo giorno in un negozio di subacquea solo per il gusto di osservare, durante lunghi minuti, le componenti dell’attrezzattura da sub senza, ovviamente, poter comprare nulla.

Ricordo la prima volta che feci una prova di immersione organizzata da un centro di subacquea locale: avevo undici anni, nella piscina comunale del mio paese, che strana sensazione quella di poter respirare sott’acqua! Il giorno dopo comprai un salvadanaio per iniziare a mettere da parte i soldi con cui pagare il corso per il quale, però, avrei dovuto ancora aspettare qualche anno a causa della mia giovane età.

Mio zio, regalandomi le prime cinquantamila lire, ci scrisse sopra con un pennarello “fa’ che i miei sogni si avverino” invitandomi a mostrarlo con solerzia al resto dei miei parenti in occasione delle future riunioni famigliari. Il cassetto dei sogni si era così riempito, velocemente. Non altrettanto posso dire del salvadanaio, purtroppo…

Poco dopo sopraggiunsero gli anni dell’adolescenza portando cambi e sconvolgimenti di ogni tipo. Il risultato fu che accantonai quei sogni, o magari li sostituii per altre stravaganze tipiche di quella fase della vita, non ricordo, e li lasciai dove li avevo così gelosamente custoditi, dimenticandomene.

L’amnesia durò fino al 2019, all’età di 36 anni, quando accettai di intraprendere un viaggio in Indonesia con la mia compagna, con la dichiarata intenzione di fare un corso di subacquea. Fu realizzare il sogno di una vita e, oltretutto, lo feci in un vero e proprio paradiso terrestre o, per meglio dire, acquatico! Senza dubbio una delle esperienze più intense che abbia mai fatto: ebbi la netta percezione che stessi recuperando finalmente una parte di me che, nel corso degli anni, avevo smarrito per strada. Dopo aver riaperto quel cassetto pieno di sogni e dopo averli realizzati come avrebbe voluto il bambino che ero, la mia vita sembrava fosse più completa.

Da quel in momento in poi non ho mai smesso di immergermi e cerco di farlo il più possibile. Quando sono sottacqua sento di entrare in un vero e proprio mondo parallelo, un mondo di cui mi sento ospite privilegiato, dato che le condizioni di vita che lo contraddistinguono sono palesemente antitetiche a quelle che reggono la nostra esistenza in superficie. Pensandoci bene, potrei dire che imparare a fare subacquea è un po’ come imparare una nuova lingua, ovvero il portale d’accesso al mondo e alla cultura delle persone che la parlano.

Solo dopo aver terminato un’immersione realizzo che, durante quei pochi minuti, mentre fluttuo leggero, scivolando come in volo nell’assenza di gravità e osservo un’altra faccia della natura con i suoi abitanti e i suoi colori, sto vivendo pienamente il momento presente. Come nei precetti della meditazione, la mia mente smette di vagare tra passato e futuro, di essere in balia di pensieri incontrollabili, ed inizia ad esistere qui ed ora.

Non pratico la meditazione ma, attraverso la similitudine con la subacquea, ho scoperto i benefici che questa pretende apportare a chi vi si avvicina. Ed è proprio per questo che immergermi ha per me un vero e proprio valore terapeutico. Dopo ogni immersione mi sento in pace, soddisfatto, positivo, rilassato tanto che se potessi, passerei quanto più tempo possibile praticando questa attività che mi rende così felice.

Dal momento che, sfortunatamente, la mia mente non rimane in questo stato di grazia per molto tempo e, anzi, ha una naturale tendenza a divagare e perdersi in mille pensieri, non posso fare a meno di alimentarla con ipotesi e congetture del tipo: se tornassi indietro nel tempo farei le stesse scelte che mi hanno portato ad essere quello che sono oggi? La verità è che non smetto di pensare che, se avessi fatto quel corso di subacquea quando ero più giovane, mi sarei dedicato anima e corpo a cercare di lavorare in questo campo e oggi, forse, mi guadagnerei la vita stando in acqua la maggior parte del mio tempo.

Scommetto che, in fondo, sono davvero poche le persone (fortunate) che sono diventate esattamente ciò che sognavano di essere, che non si pongono dubbi su quello che sono o fanno nel presente. Per la maggior parte di noi la vita è una mediazione continua tra aspettative e realtà e, attraverso questo lavoro incessante, impariamo a stare bene ed assomigliare all’immagine di noi che idealmente vorremmo essere. Mi consolo quindi pensando che non sono il solo a tormentarmi con tali speculazioni e, soprattutto, che se domenica prossima sarà bel tempo, andrò sicuramente a fare un’immersione!

Attività 1

Nel testo sono presenti differenti tipi di periodo ipotetico. Prova a individuarli e completa lo schema.

Attività 2

Adesso prova a completare la regola di formazione dei differenti periodi ipotetici inserendo nello schema i tempi verbali suggeriti.

Attività 3

A volte il tempo verbale che solitamente si usa nella protasi di un periodo ipotetico della possibilità (e che avresti dovuto individuare nella precendente attività) può essere sostituito da un altro non presente nella lista dello schema di sopra. Sapresti individuare un esempio all’interno del testo e dire di che tempo verbale si tratta?

Attività 4

Completa le seguenti frasi usando i tempi verbali corretti a seconda del periodo ipotetico richiesto.

Attività 5

Infine, se vuoi ripassare il periodo ipotetico con un classico della musica italiana, ti propongo questa attività. Basta fare click sul titolo sotto. E perché no? Magari puoi anche mettere alla prova le tue doti canore con un karaoke!

Mina – Se telefonando (1966)


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Crediti:

Max Gotts su Unsplash (immagine di copertina)

Anke Sundermeier da Pixabay

Miguel Á. Padriñán da Pixabay

Uber Scuba Gili su Unsplash